giovedì 17 ottobre 2013

Architettura modulare e controllo di gestione (1)

 Negli ambiti in cui la vicinanza alle esigenze del cliente richiede la personalizzazione spinta del prodotto il lotto di produzione è sempre unitario e la probabilità di produrre due articoli identici è molto bassa, se non nulla, in funzione della gamma di personalizzazioni disponibili. In questi casi il classico modello di produzione di serie non si applica, quindi tutto il relativo corredo di strumenti di controllo va riletto di conseguenza.  In particolare le logiche del costo standard perdono di efficacia, perché viene a mancare la ripetitività delle attività e delle produzioni. Non ha senso (e comunque è molto oneroso) definire un costo di riferimento per utilizzarlo una volta sola in confronto all’effettivo. 
In questo post vorrei concentrarmi (premetto, da non addetto ai lavori) sulla modalità di progettazione che si basa sull’architettura modulare di prodotto, che permette di conciliare una produzione in serie di semilavorati e componenti con una produzione a lotto 1 di prodotti finiti. L’obiettivo è di enfatizzare i vantaggi che ne possono derivarne in termini di controllo,  e le modalità con cui  un approccio  a costi standard e varianze possa essere concretamente applicato in questo caso.

Progettazione modulare


A differenza della progettazione integrata, dove ogni nuovo prodotto viene riprogettato da zero ottimizzandolo nel suo complesso, La progettazione modulare prevede:
-           una prima fase di ridefinizione dell’architettura del prodotto, tramite scomposizione dello stesso in parti (moduli) nelle quali risiedono le  funzionalità;
-          una fase di progettazione di interfacce standardizzate che collegheranno i vari moduli,  che va fatta una sola volta all’inizio. 
-          A questo punto la progettazione di ogni modulo  sarà indipendente dagli altri, e potrà articolarsi in una serie di varianti di modulo  intercambiabili, che permetteranno la configurazione del prodotto.  Con un numero relativamente piccolo di varianti di modulo si può ottenere  un numero elevatissimo di configurazioni di prodotto finito
Non sono esperto di sviluppo prodotto, e non è mio obiettivo spiegare nei dettagli cos’è l’architettura modulare. Non è difficile reperire ulteriori informazioni in rete, io consiglio questo articolo di Maurizio Scabbia.  Comunque, per rendere l’idea, uso come esempio il prodotto modulare per eccellenza: il computer desktop.  I moduli identificano le funzionalità, es. Hard disk  per la conservazione dei dati in locale, alimentatore per la fornitura di energia, CPU per effettuare il calcolo ecc…
I vari moduli sono collegati tra di loro attraverso interfacce standardizzate (la stessa motherboard è un modulo  la cui principale funzionalità è tenere insieme tutti gli altri tramite interfacce standardizzate). La possibilità di configurare un PC sta nella disponibilità di varianti per ogni modulo, es. il modulo hard disk può avere diverse varianti in funzione della capienza e della velocità di rotazione, e così tutti gli altri.

Una rivoluzione: ne vale la pena?


Oltre che nel settore dell’informatica,  l’approccio modulare è ampiamente diffuso  principalmente nell’industria automobilistica, dei veicoli commerciali, e in generale laddove ci sono  grandi volumi in gioco. Non lo è altrettanto in settori  che operano  su commessa (es. produzione di macchinari industriali). 
Convertire un’azienda  all’architettura di prodotto modulare  non è assolutamente semplice. Bisogna considerare che :
-          L’adozione delle logiche modulari, specialmente per aziende che attuano una progettazione integrata e operano a commessa,  è una vera rivoluzione che porta un cambio culturale praticamente in tutte le aree aziendali.
-          Lo sforzo iniziale di riprogettazione e revisione dei processi aziendali connessi è molto importante.
-          Se si escludono i benefici da  economie di scala il prodotto modulare è più costoso di quello progettato in modo integrato,  per assicurarne la versatilità. Se la progettazione non è perfetta (con conseguente proliferazione delle varianti di modulo  con lotti di produzione ridotti)  si rischia di perdere i benefici e avere solo costi aggiuntivi. 
Le aziende che, nonostante le difficoltà, adottano questo approccio si vedono ripagare sotto diversi aspetti::
-          In progettazione. Non è necessario riprogettare ogni volta tutto il prodotto solo per seguire l’esigenza del cliente. Inoltre si può concentrare lo sforzo di innovazione sui moduli più critici, mantenendo gli altri stabili e puntando su questi alla riduzione del costo.
-          In produzione, dove si smette di produrre un pezzo alla volta, con le varianti di modulo che possono essere prodotte in lotti significativi, e si ottengono importanti economie di scala. Banalmente, se il lotto di produzione passa da 1 a 10 pezzi, l’incidenza del costo di setup per pezzo cala del 90%.
-          Negli acquisti, dove la ridotta variabilità delle specifiche e dei disegni permetterà di negoziare anche qui a lotti e non pezzo per pezzo.
Concentrandosi sugli aspetti di controllo di gestione, il principale beneficio di un approccio modulare al prodotto risiede nella possibilità di calcolare agevolmente costi di prodotto a preventivo  e di applicare le consuete metodologie di analisi delle varianze,  invece di imbarcarsi in faticose quanto soggettive preventivazioni di prodotti sempre diversi. Chi ha dimestichezza con aziende che operano su commessa sa quanto questi temi siano sentiti.

Calcolo costi preventivi e analisi delle varianze


Se un prodotto è ben progettato seguendo i principi della modularità, il numero delle varianti di modulo disponibili sarà gestibile,  e sarà possibile calcolare il costo a preventivo di ognuna di esse.  Tali costi saranno utilizzati per costruire il costo preventivo del prodotto finito solo quando necessario, ossia  quando verrà ricevuto un ordine con la sua specifica configurazione di prodotto.  A quel punto si tratterà di sommare il costo delle varianti di modulo utilizzate nella configurazione più il costo di trasformazione a livello 0 della distinta, ossia il costo di assemblaggio delle relative varianti di modulo tra di loro. Quest’ultima informazione sarà l’unica che richiederà un calcolo specifico per ogni prodotto, sulla base dei tempi ciclo definiti di volta in volta, e sulla quale si potrà fare un confronto con l’effettivo.
Per il resto, l’analisi delle varianze sarà possibile solo a livello di variante di modulo, dove peraltro saranno concentrati gli scostamenti più rilevanti, e potrà essere impostata anche attraverso  i diversi stadi di costo illustrati nel precedente post  Il controllo economico della produzione in contesti dinamici

Evoluzione ed innovazione prodotto


Rimanendo nel tema del post di cui sopra, è possibile anche monitorare il costo evolutivo del prodotto  a livello di variante di modulo.  Anzi,  l’approccio modulare fornisce l’ulteriore vantaggio di agevolare il collegamento tra codici predecessori e successori. Mi spiego meglio: ogni variante di modulo è legata in uno specifico momento ad un codice di componente. Se tale componente subisce una variazione  che non ne modifica le funzionalità (quindi solo per risparmio costi o miglioramento qualità) ma comporta un cambio di codice, il nuovo codice sarà da quel momento in avanti legato alla variante di modulo in questione.  L’analisi dell’evoluzione del relativo costo risulterà così più immediata.
La vera e propria innovazione di prodotto (quella che porta nuove funzionalità o migliori performances) passerà invece attraverso la creazione di nuove varianti di modulo che si affiancheranno o sostituiranno quelle esistenti e avranno prezzo e margine indipendenti.

Continua….


Ho avuto l’opportunità di lavorare alla definizione di un processo di costing per una produzione su commessa seguendo logiche modulari,  e ho potuto apprezzare le enormi potenzialità che questa modalità può esprimere. Con queste brevi note ho solo scalfito la superficie di un tema molto più vasto, che ha il suo cuore in discipline diverse dal controllo di gestione, e sul quale mi riservo di tornare  per ulteriori spunti di riflessione.