Il controllo della performance industriale non è difficile se si ha a che fare con prodotti stabili,
condizioni di domanda costante e una capacità produttiva adeguata e ben
dislocata sulle zone da servire. In
questo caso è sufficiente identificare il miglior processo produttivo,
applicarlo costantemente e limitarsi a misurare gli scostamenti di efficienza tra questo e l’effettivo.
Molto spesso questo scenario ideale non si verifica. I
prodotti e i processi evolvono sempre più velocemente, alla ricerca di
efficienza e qualità, il footprint industriale non riesce a stare dietro alle
fluttuazioni della domanda nelle varie
aree geografiche, la flessibilità passa spesso attraverso l’outsourcing parziale
di alcune lavorazioni o della stessa produzione.
In contesti come questi, tutt’altro che infrequenti nel
nostro panorama industriale, saranno disponibili diverse alternative di
approvvigionamento per ciascun prodotto, ognuna caratterizzata da un suo costo.
L’utilizzo di un’alternativa rispetto alla modalità preferenziale (per
intenderci, quella su cui è stato calcolato il costo standard) porterà ad una
varianza, non strettamente dovuta a utilizzo improprio delle risorse, ma
comunque rilevante dal punto di vista economico.
Inoltre, l’attività di evoluzione prodotto porterà a
variazioni al processo produttivo preferenziale dopo il congelamento della
modalità standard, e anche queste variazioni andranno monitorate per valutarne
l’efficacia.
Avere sotto controllo
l’evoluzione del prodotto e l’utilizzo delle alternative di produzione e, di
conseguenza, responsabilizzare le aree aziendali che presiedono tali attività, è
essenziale per preservare la redditività del business.
Monitorare l’evoluzione del prodotto
In funzione del processo di evoluzione prodotto presente in
ogni azienda, le modifiche applicate al prodotto, a parità di funzionalità dello stesso, possono portare o meno ad un cambio codice. Se
il codice non cambia, le modifiche ai dati tecnici del prodotto (distinta, ciclo,
lotto standard, scelta make/buy) saranno
attivate a partire da una certa data e diventeranno da quel momento la modalità
di approvvigionamento preferenziale, senza però modificare lo standard.
Se le modifiche richiedono un cambio codice, come già esposto
nel precedente post “Dare un costo ai
prodotti nuovi”, tale codice dovrebbe
ereditare lo standard del codice che ha sostituito, sia in termini di dati
tecnici che di costo. Questo per evitare
che l’impatto economico delle modifiche sia considerato una varianza di mix invece
che industriale.
Varianze derivanti da alternative
L’utilizzo di alternative di approvvigionamento rispetto
allo standard genera varianze di diverso
tipo, alcune più semplici da monitorare (ad esempio lo spostamento di una
lavorazione da un centro di costo ad un altro), altre meno. Ad esempio:
- make / buy (il prodotto
può essere fabbricato internamente o acquistato)
- outsourcing di singole lavorazioni, che possono
essere fatte internamente o in conto lavoro
- stabilimenti alternativi
nella stessa società
- stabilimenti alternativi
in altre società del gruppo
le difficoltà derivano dalla necessità di confrontare
informazioni eterogenee e organizzate diversamente, in particolare dati derivanti
da ordini di produzione e da documenti d’acquisto. Un discorso a parte va
dedicato all’ultimo caso, la cui varianza non può essere calcolata a livello di
singola società, anzi, a quel livello è del tutto fuorviante. Ipotizzando
infatti di spostare la produzione di un articolo dallo stabilimento A a quello
B situato all’estero, un’eventuale analisi condotta dalla società A porterebbe
a confrontare un costo di produzione a standard con un transfer price,
ovviamente più alto del costo di produzione a standard dello stabilimento B.
Sullo stabilimento B lo spostamento darebbe solo una varianza di volume, e la
somma delle varianze non fornirebbe l’impatto economico sul gruppo.
Spunti operativi
La modalità di analisi degli scostamenti a cui vorrei
accennare, e che ho utilizzato sul campo trovandola molto efficace, va oltre il classico
approccio standard vs consuntivo. L’idea è di tracciare un “percorso” dallo standard al consuntivo attraverso
differenti “stadi” del costo di prodotto utili a identificare i motivi di
scostamento e le relative responsabilità, che riporto di seguito:
- costo standard: costruito utilizzando dati tecnici e ipotesi
di approvvigionamento identificati come preferenziali e congelati in fase
di preparazione del budget annuale. Come da dottrina il costo standard
rimane fisso per tutto l’anno di riferimento. Vorrei sottolineare
l’importanza di un piano di produzione di budget realistico, E’ importante
richiedere alla pianificazione operativa
uno sforzo in fase di budget per definire le allocazioni preferenziali in
modo da bilanciare il carico di lavoro sulla capacità disponibile.
Tuttavia per quanto possibile sconsiglio, con l’eccezione della
definizione dei prezzi di acquisto, di calcolare il costo standard a
livello di codice come media di diverse modalità (es. 40% make, 60%
buy), per evitare le complessità
connesse all’analisi delle varianze su questo tipo di ipotesi.
- costo “evolutivo”: costruito utilizzando dati tecnici e
ipotesi di approvvigionamento identificati come preferenziali per il
periodo infrannuale che si sta analizzando. Nella mia esperienza, dovendo
confrontarmi con un ufficio tecnico molto attivo nelle modifiche, ho congelato
questo dato con cadenza mensile (in
coincidenza con la chiusura gestionale) ma è possibile impostare congelamenti con
diversa frequenza. Gli scostamenti tra costo evolutivo e costo standard
misurano l’effetto economico di:
- modifiche al prodotto che sono di
responsabilità principalmente di R&D e tecnologia di processo.
- Cambiamenti strutturali
della modalità preferenziale di approvvigionamento, di solito derivanti
da decisioni strategiche in area operations.
- Costo “preliminare”: costruito utilizzando dati preventivi
ottenuti dai singoli ordini di produzione, e eventualmente di acquisto. Un ordine di produzione è
solitamente corredato in fase di apertura con dati preventivi copiati da
quelli preferenziali validi in quel momento. Tali dati vengono poi eventualmente modificati
in funzione delle esigenze contingenti di programmazione della
produzione: ad esempio, una situazione di sovraccarico su un
centro di costo produttivo che impone di effettuare all’esterno una certa
lavorazione. Una eventuale necessità di acquistare un prodotto che è normalmente
di produzione interna verrà identificata includendo nell’analisi anche gli
ordini di acquisto. Gli scostamenti
tra e costo preliminare e costo
evolutivo misurano l’effetto economico delle decisioni di
approvvigionamento “day by day”, che sono di responsabilità della
programmazione della produzione.
- Costo effettivo: deriva
dai dati consuntivi ottenuti dai singoli ordini di produzione. Le varianze
tra questo e il costo preliminare sono le tipiche varianze di efficienza
sull’impiego dei materiali e delle attività di trasformazione, di
competenza della produzione.
Alcune precisazioni:
- questo approccio si basa
sulla valorizzazione gestionale delle scorte a standard. Ciò significa che
tutte le varianze di prezzo sui fattori produttivi acquistati vengono
identificate e contabilizzate a fini gestionali all’atto dell’acquisto, e
tutte le configurazioni di cui sopra sono costruite con prezzi dei
materiali e delle lavorazioni esterne a standard.
- Come ulteriore conseguenza
del punto precedente, e varianze sui semilavorati e sui prodotti finiti
sono analizzate sempre con riferimento ad un ordine di produzione , e
tutti i componenti utilizzati nell’ordine (riferiti a livelli precedenti
della distinta base) sono per quell’ordine valorizzati a standard.
- E’ altamente consigliabile
in aziende caratterizzate dalle complessità di cui sopra impostare una
suddivisione per macronature all’interno delle varie configurazioni di
costo, per ottenere ulteriori dettagli di varianza e agevolare la
riconciliazione dei dati di costo consuntivi con la contabilità analitica.
Un paio di esempi:
- se un item definito a standard di
acquisto viene fabbricato, il costo preliminare evidenzierà un grosso risparmio sui materiali
rispetto all’evolutivo, compensato però dalla presenza di un costo di trasformazione che sull’evolutivo era ovviamente pari
a zero. La nuova ripartizione di costo sarà coerente con i
consuntivi desunti dalla
contabilità analitica, mentre il totale del costo fornirà l’impatto economico
dell’alternativa applicata.
- Isolare il markup intercompany all’interno del costo, come descritto nel mio precedente post “PRODUCT COSTING DI GRUPPO IN AZIENDE MULTINAZIONALI COMPLESSE”, permette di identificare correttamente la varianza sopra menzionata derivante dall’allocazione alternativa a un diverso stabilimento del gruppo.
Richiede impegno, ma ne vale la pena
Anni fa mi sono posto la questione di indagare in modo
esaustivo quella che chiamavo genericamente “varianza di processo”, perché
avevo il forte sospetto che fenomeni molto rilevanti fossero ignorati. Emergenze
aziendali e la stessa complessità dell’argomento nel mio contesto di
riferimento mi hanno impedito per un certo tempo di destinare il tempo e le
risorse necessarie. Quando questo è
diventato possibile il mio sospetto iniziale è stato confermato. L’effetto economico di una varietà di scelte
di allocazione produttiva, a volte lasciate al caso, è diventato evidente. Così è stato possibile
responsabilizzare gli enti aziendali preposti a tali scelte, e collaborare per mettere progressivamente sotto controllo la
situazione. I benefici a livello di
conto economico, nonché di attendibilità dei costi preventivi, sono stati molto
evidenti.
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